01 Marzo 2025
L’Intelligenza Artificiale tra governance, etica e sostenibilità: un dibattito aperto

L’evento “E se le AI sognassero pecore artificiali?”, organizzato dal Club del Digitale e dell’Innovazione, ha riunito esperti del settore, accademici e professionisti per riflettere sulle implicazioni dell’Intelligenza Artificiale (AI) in ambito etico, aziendale e tecnologico. La serata ha visto la partecipazione di personalità di spicco come Juan Carlos De Martin (Politecnico di Torino), Guido Boella (Vice Rettore dell’Università di Torino e co-fondatore della Società Italiana per l’Etica nell’Intelligenza Artificiale - SIPAEI), e Valeria Lazzaroli (Presidente dell’Ente Nazionale per l’Intelligenza Artificiale - ENIA).
Cicli di innovazione e la centralizzazione del potere tecnologico
Juan Carlos De Martin, con il suo approccio storico e critico, ha sottolineato come il ciclo di entusiasmo attorno all’AI non sia una novità, ma faccia parte di una serie di ondate tecnologiche che si ripetono nel tempo. Ha citato esempi come il boom di cloud computing, big data e blockchain, fenomeni che, dopo picchi di attenzione, hanno mostrato anche i loro limiti.
"Dalla Silicon Valley partono continuamente ondate di innovazione che saturano i media e i dibattiti pubblici. Ma è importante mantenere un atteggiamento critico: l’AI non è un fenomeno nuovo, esiste da decenni e ha attraversato varie fasi di evoluzione."
ha dichiarato De Martin.
Un aspetto cruciale riguarda la centralizzazione delle tecnologie, con poche grandi aziende (Google, Amazon, Microsoft, OpenAI) che detengono il controllo sulle infrastrutture e sui modelli di AI. Questo solleva interrogativi sulla possibilità di sviluppare un’AI più distribuita e democratica.
"Stiamo computerizzando il mondo in modo estremamente centralizzato. Ma potremmo immaginare un futuro diverso, con tecnologie distribuite e più accessibili."
Etica e Intelligenza Artificiale: una questione politica
Il dibattito si è poi spostato sul tema dell’etica dell’AI, con l’intervento di Guido Boella, che ha illustrato le motivazioni che hanno portato alla nascita della Società Italiana per l’Etica nell’Intelligenza Artificiale. Il focus è stato su come la tecnologia, spesso spinta da narrazioni transumaniste e hype mediatico, venga venduta come soluzione universale, senza considerare i problemi reali che genera.
"Non tutte le questioni tecnologiche hanno una soluzione tecnologica. L’AI non è neutrale: le sue categorizzazioni, le decisioni che prende, sono frutto di scelte umane e di potere."
ha affermato Boella.
Un altro punto rilevante è stato il rischio dell’accelerazionismo tecnologico, dove la corsa all’innovazione è motivata più dal valore azionario delle big tech che da reali necessità sociali.
"Se il futuro dell’AI è nelle nostre mani, allora è una questione politica. Dobbiamo difendere i nostri diritti e resistere agli eccessi di potere delle grandi corporation."
Sostenibilità e impatto ambientale dell’AI
Un tema spesso trascurato quando si parla di AI è il suo impatto ambientale. Boella ha evidenziato come i modelli di AI, soprattutto quelli generativi, siano estremamente energivori, sia nella fase di addestramento che in quella di inferenza.
"Gli enormi data center consumano quantità spropositate di energia e acqua. Stiamo vedendo le prime proteste ambientali contro queste infrastrutture, che portano pochi benefici alle comunità locali."
Al tempo stesso, si stanno sviluppando modelli più efficienti, con tecnologie che permettono di ridurre i consumi computazionali e rendere l’AI più sostenibile. Tuttavia, la convergenza tra l’AI e il ritorno dell’energia nucleare solleva interrogativi su quale direzione stiamo prendendo.
Le PMI italiane e l’adozione dell’AI
Valeria Lazzaroli ha spostato l’attenzione sul tessuto imprenditoriale italiano, costituito in gran parte da PMI, sottolineando che molte aziende si avvicinano all’AI più per curiosità che per reale necessità. Tuttavia, esistono già strumenti e programmi europei e nazionali per supportare la digitalizzazione delle imprese.
"Non siamo ancora pronti a un mondo di smart cities e interoperabilità totale tra dati e aziende, ma alcune regioni, come la Lombardia, stanno già investendo in digital twin territoriali per migliorare le politiche pubbliche basate sui dati."
Un problema fondamentale rimane la mancanza di cultura del rischio e della governance. La maggior parte delle PMI non ha un risk manager interno, il che le espone a problemi di compliance con il futuro AI Act europeo.
Conclusioni: tra immaginazione e responsabilità
L’evento si è concluso con una riflessione sulla necessità di immaginare un futuro alternativo rispetto al percorso attuale dell’AI. Come ha sottolineato De Martin:
"Il futuro non è scritto. Dobbiamo coltivare l’immaginazione e pensare a modelli alternativi, perché la tecnologia non è deterministica: dipende dalle scelte che facciamo oggi."
L’AI, quindi, non deve essere vista come un oracolo infallibile, ma come uno strumento che deve essere governato con consapevolezza e responsabilità. Solo così potremo garantire che l’innovazione sia al servizio della società e non il contrario.
Un evento che ha stimolato una discussione profonda e multidisciplinare su AI, etica e governance, offrendo spunti di riflessione fondamentali per aziende, accademici e cittadini.
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